Dichiarato il suo ritiro dal sassofono, alla fine del 2023, per concentrarsi su diversi tipi di flauti provenienti da tutto il mondo, Hutchings ha creato un album che rappresenta un ponte tra il passato e il futuro della sua carriera musicale, con un'opera più ambiziosa rispetto al suo precedente ep, "Afrikan Culture" pubblicato due anni fa.
Nel disco, Hutchings suona vari strumenti, tra cui
clarinetto, diversi flauti e lo shakuhachi, riservando l'uso del sassofono a un
solo brano, "Breathing", quasi come un saluto a lungo atteso. Le
composizioni si fondano su movimenti
semplici, arrangiati con una complessità
comunque avvolgente, a volte utilizzata
come una sorta di sfondo per le voci
particolari.
La lista degli ospiti presenti nell'album è impressionante e
aggiunge una ricchezza straordinaria al progetto. Gli arpisti Charles Overton e
Brandee Younger, i pianisti Nduduzo Makhathini e Jason Moran, e i tastieristi
Surya Botofasina, Floating Points e Laraaji. Tom Herbert ed Esperanza Spalding
al basso, Marcus Gilmore alla batteria e Carlos Niño alle percussioni
forniscono una solida base ritmica. Gli archi di Miguel Atwood-Ferguson e i
contributi vocali di artisti come Moses Sumney, Saul Williams, Elucid, Eska
Mtungwazi e Lianne La Havas arricchiscono ulteriormente la trama sonora del
disco.
Una menzione speciale va alla traccia finale, "Song of
the Motherland", che vede la partecipazione del padre di Hutchings,
Orville Hutchings, noto come il poeta dub Anum Iyapo. Questo brano, insieme al
contributo di André 3000 che suona un flauto drone Teotihuacan in "I'll Do
Whatever You Want", conferisce all'album una dimensione profondamente
personale e intima.
Roberto Gallino
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