Aftersun sembra quasi un’espansione low-fi dell’universo
serial/letterario di Normal People. Non c’entra solo il ruolo da protagonista
di Paul Mescal, quanto il fatto che il suo personaggio pare espandere una
tragicità già centrale nella serie tratta da Sally Rooney.
Qui il protagonista è Callum, un trentenne padre quasi per
caso di una bambina, Sophie, avuta undici anni prima, da una donna da cui ormai
è separato. Callum è inquieto, si crede un fallito nella vita, forse soffre di
depressione, vive con paura la sua omosessualità latente ed in cuor suo è
convinto che non arriverà a quarant’anni. Prova però a essere un buon padre per
Sophie, a tal punto che la porta con lui in vacanza in Turchia, sforzandosi di
nascondere le sue tensioni e di regalare alla bambina un momento di leggerezza.
Ma questo ormai è il passato, custodito da nastri DV con cui Sophie e suo padre
hanno raccontato quella vacanza e che la bambina, ormai adulta, trent’anni
dopo, guarda senza darsi pace. Perché suo padre non c’è più, forse si è ucciso
davvero, quella vacanza all’inizio degli anni ’90 è stato l’ultimo momento che
ha condiviso con lui e ora la donna, matura, vuole capire chi fosse davvero
quell’uomo.
Aftersun è un grande film di continue dissimulazioni che
riflette sul peso traumatico della verità e che, anche per questo, si diverte a
truccare costantemente le carte, a nascondere la sua vera natura, i suoi
percorsi, come se fossero troppo complessi da gestire. Il film di Charlotte
Wells si presenta dunque come un racconto di formazione a due voci dall’afflato
generazionale, tutto pensato in sottrazione, retto dall’evidente chimica tra
Paul Mescal (sempre centratissimo, straordinariamente fisico, teso tra la
gestualità esplosiva e parentesi di grande introspezione) e la piccola
rivelazione Frankie Corio, ma Aftersun è soprattutto una lucida e sistematica
riflessione sull’opacità dell’immagine cinematografica.
Perché quando quegli allegri video vengono completati dai
ricordi di Sophie, ci si rende conto che Callum è sé stesso solo nel fuori
campo: piange disperato quando Sophie non c’è, si perde nei pensieri quando la
piccola dorme, si getta in mare di notte, quando nessuno vede. È probabilmente
un atteggiamento troppo semplicistico, manicheo a tratti, eppure colpisce la
lucidità con cui Charlotte Wells torna, coerentemente, ad una concezione “analogica”
del rapporto tra verità e immagine: è vero solo ciò che si può vedere con gli
occhi, ciò che si può testimoniare. Forse anche per questo il racconto è
dominato da una forsennata pulsione scopica. Tutti guardano ciò che li
circonda, da lontano oltre le serrature o le fessure e non è un caso, tra
l’altro, se Sophie scopre l’omosessualità del padre guardandolo, non vista,
baciare un altro uomo.
Ma forse è troppo tardi, forse la verità si può solo
sfiorare. Anche le immagini “riattraversate” da Sophie sono intrinsecamente
false perché distorte dal ricordo e non possono evitare di caricarsi del trauma
di Paul, non possono che ragionare della loro ambiguità. Charlotte Wells, però
non fa un passo indietro e le asseconda in tutta la loro complessità.
Chiude dunque i due protagonisti in inquadrature strette, li
isola come per proteggerli ma è un gesto che non può evitare un sentore di
minaccia, come se in quei piani stretti bloccasse anche Callum, prigioniero di
un modello genitoriale che non sente suo. Ovvio allora che i momenti migliori
sono quelli in cui l’uomo si offre allo spettatore in tutta la sua
imperfezione, costantemente indeciso se trattare Sophie come una sorella o come
una figlia, insicuro, ma soprattutto incoerente.
Aftersun è un film abissale, l’esordio di una regista
straordinariamente consapevole delle spigolosità dello spazio in cui sta
operando e pronta a raccontarlo senza filtri, esorbitando addirittura in un
finale tanto “impossibile” quanto cinico che mostra, implacabile, tutta la caducità
del fotogramma, quasi a rimarcare quanto la verità stia racchiusa in immagini
mute e a non rimane che un ricordo condannato a sfiorire.
pubblicato su sentieriselvaggi. it il 15/10/22 di A. Baronci
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