Finalmente! Finalmente una
commedia che riesce a raccontare la quotidianità, spesso bistratta, delle
piccole cose, dei piccoli gesti, delle gioie, delle fatiche, del bello e del
brutto (anche a seconda di come ci si alza al mattino), dell’amore, “del farsi
il culo” di una coppia come tante, per re-stare insieme.
Virzì è probabilmente oggi
l’unico regista in grado di filmare commedie
all’italiana che rimandano inevitabilmente ai Risi e Monicelli d’annata,
riuscendo a coniugare momenti di ilarità alla narrazione dei drammi, personali e non, che giornalmente, chi più chi
meno, ci troviamo davanti.
Lontano dalla non riuscita enfasi
melò de “La prima cosa bella” di due
anni fa, il regista livornese qui si concentra sulla piccola, grande storia di Guido e Antonia. Lui è tranquillo,
riservato con una passione per le lingue antiche; nonostante gli studi classici
e la loro incredibile conoscenza, lavora come portiere notturno in un albergo,
felice di farlo, trovando il tempo per dedicarsi alle sue letture preferite. La
mattina presto torna a casa in tempo per portare il caffè a letto al suo grande
amore; lei è l’opposto di Guido, impetuosa, indisciplinata, incatenata nel
ruolo di impiegata in una società di autonoleggio, con un passato da musicista ribelle
e insofferente al conformismo della famiglia siciliana d’origine. La loro
felice routine, espressa anche dai piccoli, appaganti e ripetitivi gesti
quotidiani, inizia ad incrinarsi quando decidono di avere un figlio. Inizierà
un calvario, grottesco e drammatico, fatto di visite mediche, spermiogrammi,
inseminazione artificiale, che arriverà a ledere, senza riuscirvi, l’Amore che
li unisce.
Libero adattamento del romanzo “La Generazione (Dalai Editore, 2012)” di Simone Lenzi, “Tutti i santi giorni” sembra voler assurgere a narrazione dell’umanità di due persone nel gelido della società italiana di oggi. In quel freddo della periferia romana, Guido e Antonia sembrano essere finiti per caso, così diversi e lontani da quei nuovi mostri dei loro vicini di casa, violenti ed ignoranti rispetto ad un mondo il cui unico obiettivo possibile, per sentirsi vivi, sembra quello di diventare interpreti di reality televisivi.
Per coloro che trovano
difficile credere che l'amore possa esistere tra due personaggi così diversi,
in una recente intervista Virzì dichiarava che "ci siamo purtroppo
abituati a credere che farse grottesche come quella di Fiorito (il consigliere
della regione Lazio arrestato per l'utilizzo di fondi pubblici per il
suo tornaconto personale) siano il solo specchio dell’Italia di oggi. Ma Guido
e Antonia esistono anche nella realtà, con
la loro capacità di amare e superare gli ostacoli che spesso portano
alla separazione, al divorzio”.
L'antica storia degli opposti che
si attraggono, che sa toccare le giuste corde emotive nel narrare la piccola
poetica del quotidiano, mostrando gesti semplici come quello dei dialoghi
mattutini di Guido e Antonia o l’abbraccio dove tutti e due piangono di fronte
all’ennesimo tentativo fallito di concepimento, quasi a voler urlare che la normalità, spesso inutilmente dissacrata, è oggi il vero anti-conformismo.
Non siamo di fronte ad un
capolavoro, certamente; l’ilare macchiettismo, per quanto azzeccato, nel
dipingere la burineria dei vicini di
casa o degli avventori e propietari del locale dove Antonia torna ad esibirsi
come cantante, sembrano essere forzati come elemento di raffronto alla grande
sensibilità dei protagonisti, così come le visite dal medico del Papa in
Vaticano o l'immaginazione di Guido mentre si masturba per lo spermiogramma. Nondimeno
la descrizione della famiglia toscana sinistroide, colta e accogliente di Guido,
e quella così dirompente e classica, nella loro sicilianità, di Antonia è
bellissima e azzeccata nel dipingere le due facce della stessa medaglia, quella
dell’intelligenza emotiva e dell’infinito, incondizionato amore genitoriale e
non solo.
Affidandosi ad un attore
emergente come il simpaticissimo Luca Marinelli (“La solitudine dei numeri
primi (2010)” e “L'ultimo terrestre (2011)” di Gipi) e a un'esordiente assoluta come
Thony (nome d'arte di Federica Victoria Caiozzo, scoperta su Myspace e
utilizzando brani da lei cantati nella colonna sonora http://www.youtube.com/watch?v=rAHW9qBn2TM ). “Tutti i santi giorni” è
più che la prova singola dei due interpreti, diversissima ma ugualmente
notevole; l'assolutezza dell’amore dei protagonisti diventa un elemento di favola moderno-realistica, portando una boccata d'aria fresca nel
cinema italiano, estenuante ed inutile nell’utilizzo costante degli stessi
volti.
Quiet is the New Loud (citazione
musicale... non è mia…)
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