venerdì 31 agosto 2012

R. De Niro e la periferia. "Being Flynn" (2012) di Paul Weitz.

http://www.youtube.com/watch?v=NHZfQDgkqiM



“Uno dei tre grandi scrittori che l'America ha prodotto: Mark Twain, JD Salinger e Jonathan Flynn”.
Si apre con questa battuta “Being Flynn”(2012), inedito per ora in Italia e probabilmente destinato al mercato dell’home-video/pay-tv, un film ancora sul tema del difficile rapporto genitori-figli, tratto dal libro autobiografico di Nick Flynn, “Un'altra notte di cazzate in questo schifo di città” (Mondadori).
Lo scrittore-regista Paul Weitz, candidato qualche anno fa all’Oscar per la sceneggiatura non originale di “About a Boy” dal romanzo di Nick Hornby, rivolge il suo sguardo al duro rapporto  tra  Nick (Paul Dano, più che una promessa, già visto in diversi contesti come “Little Miss Sunshine” e il capolavoro “Il Petroliere /There Will Be Blood” di  Paul Thomas Anderson), ed il padre Jonathan (Robert De Niro), uomo eccentrico, scrittore alcolizzato - autore della battuta del prologo - e padre a lungo assente, con il quale rientra in  contatto in modo imprevisto; nonostante la dolorosa sensazione mai sopita  per la perdita della madre (interpretata in flashback da Julianne Moore) incominci a essere lenita da un nuovo rapporto con Denise (Olivia Thirlby), l'ultima persona che Nick vuole vedere è suo padre. Jonathan ha trascorso la maggior parte della sua vita in lavori saltuari e in prigione, dove inizia un rapporto epistolare senza risposta pieno di consigli per il suo giovane figlio, consigli su come essere uno scrittore, non sapendo nemmeno se Nick lo vuole essere o ha le doti per diventarlo,  non sapendo praticamente nulla di lui. Un uomo che definisce se stesso uno dei più grandi autori americani, senza che nessuno gli abbia pubblicato nulla o visto il suo capolavoro letterario di cui si vanta sempre, colpevole di aver abbondonato la famiglia per il proprio egoismo, alla ricerca di sogni mai realizzati.
Il plot non ovviamente originale, ambientato ancora una volta nei sobborghi di periferia americani, ricordando un altro film autobiografico sullo stesso tema come “Guida per riconoscere i tuoi santi” di Dito Montiel (anch'esso scrittore passato alla regia), viene sorretto dall’eccellente interpretazione del duo Dano-De Niro, ottimi interpreti del coraggio o delle proprie lotte interiori, e concedetemelo, delle seghe mentali che spesso ci si trova ad affrontare prima di poter essere liberi di abbracciare o tornare ad abbracciare un’altra persona
Incespica purtroppo nella regia piatta, anonima e tipicamente da comedy/drama hollywoodiana di Weitz, autore anche del famigerato “American Pie” o di altri film da dimenticare come “In good company” o “Vi presento i nostri”.
Non ho avuto modo di leggere il libro di Flynn, dove i nodi irrisolti del rapporto che può condizionare una vita, come quello tra genitore e figlio, hanno sollecitato vari elogi per la descrizione della devastante condizione mentale che l’autore racconta: la crescita e l’adolescenza senza la guida delle principali figure parentali, il vedere precipitare il proprio padre nell’alcolismo, il crearsi il proprio rifugio nelle droghe. Temi già affrontati, visti e letti innumerevoli volte, ma che hanno portato comunque a  “Un'altra notte di cazzate in questo schifo di città (Another Bullshit Night in Suck City)” numerosi elogi di varie critiche letterarie.
Forse il caso di avvicinarsi al libro.


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