Robert Louis Stevenson, fabula narratur
eccellente, avventuroso errabondo di luoghi sempre nuovi per sé e la sua
amata, nel 1886, inverte la rotta della sua direzione letteraria,
lascia il sentiero battuto egregiamente, per inoltrarsi in quella
dimensione allegorica e allucinante che porrà il suggello alla sua vita
di scrittore.
Lungo racconto immaginifico in cui lo spettro della
metamorfosi del nostro oscuro io, assume i connotati antropologici
dell'essere dentro l'uomo. La manifestazione evidente e coeva dei due
opposti, del cambiamento mentale e morfologico nel corpo di un uomo, di
un dottore dell'agiata borghesia inglese, che cede alla tentazione di
deflettere ai sani ed urbani comportamenti che avevano sostenuto e
accompagnato il trascorrere della sua integerrima reputazione, per
eccedere nell'istinto animale, ancestrale, infantile, fautore di
dissolutezza psichica e morale.
Come per tutti i classici che si
rispettino, anche per Dottor Jekyll e Mr Hyde, vale la regola aurea
delle infinite possibilità di interpretare e soggettivare i complessi
"giochi" intellettuali presenti, in una moltitudine di significati
diversi ma non per questo in contrasto tra di loro.
Opera anticipatrice o
quanto meno contemporanea di scritti scientifici di psicologia
freudiana (l'Es) e junghiana (l'Ombra), o anche racconto poliziesco in
cui il crimine in quanto tale viene osservato nella poliedricità delle
sue cause e dei suoi effetti o ancora la proteiforme valenza che
articola e unisce gli "atomi" del carattere umano.
Un tema, però, unisce
tutte queste personali e quindi opinabili valutazioni, ed è quello del
doppio, dell'impossibilità di celare per un'intera vita la parte della
nostra anima nascosta, di nascondere per mezzo di una posa, la
raffigurazione rassicurante della nostra persona assunta in virtù di una
educazione e una formazione culturale dai quali siamo inconsciamente e
inconsapevolmente protetti.
Matteo Casali
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