lunedì 28 novembre 2011

Asserzioni su "Miracolo a Le Havre", Aki Kaurismäki (2011) di Eugenia T.


Dunque, qualcuno mi tiene sotto ricatto e mi fa pesare di avermi prestato dei libri e anche secondo me di non essere, come dire, sufficientemente assertiva. Quindi faccio una cosa che non faccio di solito, cioé scrivere una recensione di un film e quindi, va da sé, faccio asserzioni. é seccante. Pare che vada fatto, comunque.
Allora é domenica sono le 5 e mezza, prime luci della sera, arrivo trafelata all'ingresso di un cinema. Freno con strisciata di fronte a un serpente umano che si snoda dall'ingresso del cinema alla piazzetta di fronte, seguendo diverse volute.
Credevo di essere sola. Credevo di andare da sola di domenica pomeriggio a vedere un film che solo, solo io! so che cosa può serbare. Ho sbattuto la macchina in un posto assurdo e vietatissimo, corro corro verso il mio appuntamento, e questi che vogliono?
Chi se ne frega, l'importante é entrare. Intanto però me li guardo. Sono tutti vecchi. Si vede che questi vecchi alla domenica pomeriggio vanno sempre al cinema, perché sembrano anche conoscersi tra loro, o comunque vestiti e accento di quartiere sono omogenei. Stiamo parlando di bei quartieri, beninteso. Sto aspettando mio marito che esce da messa confessa una signora con un bel cappotto colorato. Un bello spaccato della città, e forse anche più in là.
Purché il marito ritardatario non si freghi l'ultimo ingresso, perché la fila é lunga davvero.
Sala a tappo, quasi a tappo, punto secca alle prime file ed eccomi accanto a quello che suppongo essere il più vechio della sala, ultimo della sua fila di vecchi un pò più giovani di lui. Sposta gentilmente il bastone dal manico ricurvo appoggiato alla poltrona di cortesia, quella vuota che bisogna lasciare per non stabilire intimità con spettatori sconosciuti.
Ci siamo. Bene così.
Buio, si parte (sospirone).

Non ne so nulla del film, é a scatola chusa. Prima scena, André Wilms su sfondo ciano, siamo a posto. Kaurismaki ha deportato tutta la sua cricca a Le Havre, dove ovviamente c'é un porto, quindi mi metto serena e vediamo che combinano.
Non credo che racconterò che succede nel film. Ci sono molte scene esilaranti ma ho notato che ridevo da sola in sala. Comunque ogni singola cellula del mio corpo ha riso, sorriso e mormorato per tutta la durata del film e anche dopo. Anche e soprattutto per una banale questione di fotografia, tempi e movimenti.
A un certo punto avevo i lucciconi e anche qui col cavolo che dico dove.
Il fatto é che non so neanche se questo film parla di migrazione, di frontiere, di diritti, o invece parla di tutto e basta. Io poi detesto i film con i migranti, sui migranti, per i migranti.
Kaurismaki si scoccia in un'intervista quando gli chiedono se gli sta bene che il film venga definito una favola sociale, e dice che avrebbe preferito "un capolavoro". Comprensibile.
Ho guardato altre recensioni, le prime che compaiono sul browser. Pare che Kaurismaki non faccia film realistici, ma senti senti.
Comunque, che succede. Succede che bisogna precipitarsi ad aggregare e disperdere, probabilmente. E non in pubblico, non sblaterando impegni e stringendo alleanze comunicate invece che agite.
Allora qui ci sono delle persone che abitano vicino o che si incrociano per traiettorie segnate da esperienze vere. Questo é il contesto in cui ci si espone con grazia, e da cui si esce precipitandosi a vedere il resto, a trovare i modi altrove. Cacciarsi nei guai.
Non si capisce? E vabbé, quanto meno sono stata assertiva.
Cosa vi racconto. A un certo punto c'é la mano dell'infame Jean Pierre Léaud (vecchio come tutti gli altri vecchi) che va dalla tendina azzurra al telefono di bachelite nera e compone il numero con la rotellona.
Il fantastico concerto, che é un attimo organizzarlo, quello c'é. C'é tutto insomma, il cane, il bar, la tipa dei panini, ecc ecc. però a Le Havre.
Il commiato perfetto, uno scambio del tipo non ti dimenticherò mai, neppure io (ogni momento ho ringraziato le poche parole e tutto il resto che racconta con precisione senza mai definire a chiudere).
E poi c'é altro. Cosa volete che racconti, non dirò niente.
Le gambe stupende di Kati Outinen brillano dal vestito giallo mentre chiude il film entrando in casa con Marx (inaudito!).
Ho parlato con qualcuno di gratitudine, recentemente. Non é particolarmente in uso, tra l'altro, come parola. Sono molto grata ad Aki Kaurirmaki e alle sue (molte) grappe.
ps - i vecchi sullo schermo e i vecchi davanti allo schermo, avevano qualcosa in comune? Chi lo sa, all'uscita non ho controllato.

EUGENIA

8 commenti:

sebastiano ha detto...

questo è il tipo di recensione che mi piace leggere, perchè aggiunge e restituisce qualcosa, evitando di (de)costruire per difetto; non scrivo per menarla eh robi, anzi, capisco perfettamente la tentazione e la tensione verso la qualità; è che si corre il rischio di eccedere nel mugugno, del resto siamo genovesi. Poi, vabbeh, nel caso di sorrentino l'occasione di stanare "uno bravo" era effettivamente troppo ghiotta ma anche troppo facile; ha sbagliato, mezzo sbagliato, 'sto film, ma forse glielo si poteva perdonare, del resto non è detto che lui stesso non l'abbia percepito come un divertimento inutile ma piacevole da concedersi. Che in fin dei conti in giro c'è gente ben peggiore, tipo benigni, tipo del piero e tipo la fruttivendola del negozio bio dei macelli, che quella sì che deve crepare.

Scusate l'intromissione, ma la recensione di eugenia mi ha preso davvero bene e poi mi premeva parlare male della fruttivendola dei macelli che è molto più nociva di un brutto film e un brutto disco. Comunque questo blog mi piace, invidio chi riesce a denudarsi nero su bianco e apprezzo nel complesso il giro di voci che si alternano; tant'è che ogni giorno una sbirciata la do, chissà che prima o poi non riesca a tirare fuori un contributo più sostanzioso

grazie robi per lo spazio e gli spunti

suba.

Roberto Gallino ha detto...

Grazie Seba, felice che si alternino modalità e toni diversi, che piacciono o meno. Lo scopo di queste pagine era proprio questo...

maxygroove ha detto...

non ho paura del mugugno, non ho paura dell'asservità, a parer mio qua si dice quel che si sente e secondo me cheyenne faceva schifo, ma è il mio parere non è mugugno è voglia di dire quello che è per il mio sentire. Stasera ho visto le conseguenze dell'amore, che non avevo mai visto è mi è piaciuto assai, l'uomo in più è uno dei miei film italiani preferiti. Cmq Seba ti prego scrivi che non vedo l'ora di polemizzare con te appena ti esporrai ;-) Ti voglio bene

maxygroove ha detto...

Rispetto a Miracolo a Le Havre, mi è piaciuto tantissimo, ma proprio tanto. Come mi è piaciuta la descrizione dell'esperienza filmica di Euge bella ritmica e smarty. L'unica cosa io sono andato allo spettacolo delle 8.30 e l'Ariston sembrava Ibiza. Giovani, belle donne e tanto sprint.

sebastiano ha detto...

beh massi allora aspetto una tua recensione del documentario su corni... e se questo non è un assist...

silvia ha detto...

splendida recensione, Eugenia. Bel ritmo, apre alle domande invece di dare risposte. Che di quelle ne abbiamo le palle piene. E poi per trovare le trame dei film e le stelline, c'è google…

vai così

euge ha detto...

Grazie per lo spazio, non mi era mai capitato di scrivere su un blog, insomma su un posto pubblico. é davvero interessante per il tipo di scambio, e dato che per me é normale ragionare dopo sul senso delle cose che faccio se qualcuno mi dice in pratica cosa ho combinato, questo é prezioso.
Tendo a scrivere per immagini, nel senso che le immagini hanno un codice debole e un linguaggio scritto che corrisponda può essere uno aperto ellittico che salta e lascia spazio senza chiudere.
Non avevo pensato al ritmo, in effetti quello c'é andato a finire da solo.
Altra cosa scoperta, il blog é proprio diverso da fb! Interessante davvero, grazie mille

Roberto Gallino ha detto...

Eugenia, è proprio lo scambio che mi ha portato ad aprire queste pagine, scambi di punti, visioni, di ritmi ed immagini. Ed è bello e divertente vedere le reazioni entusiaste che hai suscitato in tutti noi..noi nel senso di chi ha risposto con propri commenti che su fb....