lunedì 10 settembre 2012

Il Messico, due romanzi e il paragone a Borges. Juan Rulfo “La pianura in fiamme” (Einaudi – ristampa 2012)





Adoro il passaparola. Adoro il passaparola che mi suggerisce un viaggio, un film, un luogo, un libro e il suo un autore, perché spesso è il mezzo più sicuro per arrivare a mete che altrimenti rimarrebbero ignote e ignorate. Lo adoro ancora di più, ovviamente, quando scopro che il suggerimento si è rivelato quanto mai azzeccato.
Non avevo mai letto nulla di Juan Rulfo, ricordavo vagamente il nome citato in non ricordo quale articolo che lessi qualche anno fa (nè il motivo della citazione stessa), dedicato ad uno dei miei libri preferiti, “Il Persecutore” di Julio Cortazar.
Fortunatamente i soliti fidati amici di letture sono in questo provvidenziali, e il nome di Rulfo è tornato alla mia ribalta e alla recente lettura de “La pianura in fiamme”, ristampato quest’anno da Einaudi nella collana Letture; recito un mea culpa per non essermi avvicinato prima al romanziere messicano, assurto insieme a Jorge Luis Borges, come il miglior scrittore in lingua spagnola del 20 ° secolo in un sondaggio condotto dell’ Editorial Alfaguara.

Tutto questo pur avendo all’attivo praticamente solo due romanzi, appunto i racconti de “La pianura in fiamme (El llano en lamas, 1953)” e “Pedro Páramo (1955)”, la sua opera più famosa; il resto della sua attività è sparso tra sceneggiature per il cinema, collaborazioni con riviste letterarie. I paragoni con Cortazar esistono anche per la stessa passione che i due autori condividevano, quella per la fotografia, del quale per entrambi sono stati pubblicati volumi dei loro scatti; al solito, per una biografia accurata, vi rimando alla rete ed in particolare al sito ufficiale  http://www.clubcultura.com/clubliteratura/clubescritores/juanrulfo/home.htm .



“Pedro Páramo” è considerato universalmente il suo capolavoro e l’opera che lo ha trascinato nell’Olimpo della letteratura, non solo di lingua spagnola, ma questa è la sede per raccontarvi brevemente de “La pianura in fiamme” (in lingua inglese The Burning Plain, titolo anche dell’unico film diretto dallo scrittore-sceneggiatore Guillermo Arriaga, sceneggiatore per il regista Alejandro Inarritu per film come “Amores Perros” e “21 Grammi”…un omaggio a Rulfo, messicano come Arriaga?), rappresentazione inequivocabile dell'eterna lotta tra il bene e il male, del conflitto eterno tra la vita e la morte, la lotta per l'uguaglianza e la giustizia che sembrano non aver fine fino a quando l'avidità, l'arroganza, l'ignoranza e la mancanza di giudizio influenzano i cuori e le menti degli esseri umani.
Il contesto in cui Rulfo muove i suoi personaggi sono le zone rurali del Messico degli anni ’50, dove gli abitanti risentono ancora degli stili e abitudini della conquista spagnola,  che aveva colonizzato intere regioni per i propri agricoltori , sterminando di fatto la popolazione indigena, che continuerà a considerare  i figli dei coloni sempre come padroni assoluti.
Un esempio è nella splendida e asciutta narrazione della storia "Dite loro di non uccidermi!". Il contadino Juvencio uccide il suo amico Lupe perché gli rifiuta di fornirgli i pascoli per il bestiame, mentre la siccità impera come una spietata ghigliottina per il futuro di entrambi. Da quel momento Juvencio perde tutto, la moglie, il bestiame, la sua vita, fuggendo per tantissimi anni, finendo per essere catturato, ormai vecchio e stanco,  da un manipolo di soldati guidati da uno dei figli di Lupe, che ha sempre vissuto nell’attesa di fare giustizia per la morte del padre.
 “La pianura in fiamme” è anche il racconto della popolazione creola di queste regioni, che continua a seguire codici  conservatori, in cui la difesa dell'onore, della proprietà, gli interessi personali e della famiglia sono ciò che più  è importante per l'uomo. La sopravvivenza è elemento essenziale di fronte alla poca speranza di rinnovamento, di povertà che sembra essere un processo irreversibile. La violenza e la criminalità sono narrati quasi freddamente, quasi a voler tralasciare impressioni o giudizi estremamente negativi;  ciò che interessava Rulfo - pur non essendo mai stato testimone diretto degli eventi rivoluzionari - era raccontare e descrivere il contesto sociale, politico ed economico durante e dopo una guerra civile, mettendo a nudo lo stato allarmante del paese, un Stato che deve essere cambiato, rendendo i personaggi estremamente reali, attraverso l’uso del linguaggio delle persone che lui stesso sentiva parlare come la gente della sua terra e del suo villaggio. Uno Stato, non solo sociale, che negli anni ’00 non sembra essere, purtroppo, così lontano da quello narrato da Rulfo quasi mezzo secolo fa.

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