mercoledì 3 ottobre 2012

Dal Cinico (Tv) al cinema. "E' stato il figlio" (2012) di Daniele Ciprì

Alzi la mano chi non ha mai visto almeno una volta - trasmessi negli anni ’90 da Rai 3 - i corti di “Cinico Tv” di Ciprì e Maresco, ritratti in bianco e nero ironici e dirompenti del degrado di una Sicilia  desolata, popolata  da personaggi alienati, dove sembra non esserci spazio per la femminilità, ma solo per i grotteschi e disperati personaggi dell’uomo in mutande Miranda o il petomane Giuseppe. Cos’erano in fondo quelle sequenze, se non la visione dei due registi di una città come Palermo, della loro città, assurta a dipinto di un degrado nazionale ?

A distanza di vent’anni dagli esordi televisivi, la carriera cinematografica dei due si è divisa - dopo aver diretto a quattro mani Lo zio di Brooklyn (1995), Totò che visse due volte (1998), Il ritorno di Cagliostro (2003) e Come inguaiammo il cinema italiano (2004) - e Daniele Ciprì imposta il suo debutto da solista alla regia, ovviamente nella nativa Palermo.
“E’ stato il figlio” racconta, con un'impronta distinta e audace, il racconto di una eccentrica, normale famiglia operaia che cerca di sbarcare il lunario, lavorando in un cantiere di dismissioni navali. Il padre Nicola (un camaleontico e grottesco Toni Servillo) e la numerosa famiglia, avranno  la vita completamente sconvolta quando la figlia piccola viene uccisa dal fuoco incrociato in una sparatoria tra la mafia locale. Mentre Nicola lotta per la compensazione del lutto, grazie alla legge che prevede il rimborso per le famiglie vittime di delitti mafiosi, finirà prima inguaiato in una rete di debiti e strozzinaggio, fino a quando arriverà il denaro tanto atteso per il sogno di uscire dalla morsa della finto-dignitosa povertà di periferia. Cosa fare con i soldi? Ovviamente un acquisto inutile, una Mercedes di  cui Nicola diventa una specie di schiavo, simbolo del loro privato ed immaginario innalzamento sociale, che dopo un susseguirsi di ilari ed amare incongruenze, scatenerà un evento drammatico che metterà figli, genitori e nonni gli uni contro gli altri, mantenendo  all’interno del proprio nucleo l’omertoso segreto di quanto accaduto.
Il film di Ciprì è un racconto morale di avidità,  focalizzato su personaggi all’apparenza pittoreschi, a tratti quasi eroici di fronte alle avversità. Chi ha avuto la fortuna (a seconda del punto di vista, mi ha intelligentemente suggerito chi ha visto con me il film) di vivere con i propri occhi la realtà del Sud, Nicola e famiglia non sono macchiette, ma personaggi reali incontrati in qualche spiaggia con i tavoli apparecchiati e assonnati sotto gli ombrelloni, o affacciati urlanti alla finestra di qualche paesino della Sicilia come della Calabria. Personaggi veri, come i protagonisti del neorealismo, delle commedie di Monicelli,  o “I Mostri” ritratti nel 1963 da un Dino Risi in stato grazia, quei mostri di cui l’Italia del boom economico rideva, senza rendersi conto fino in fondo che rideva dei propri vicini di casa, del furbetto del quartierino ante-litteram, soprattutto di se stessa.
“E’ stato il figlio”, che ha visto Fabrizio Falco vincere il premio al Festival di Venezia come miglior attore emergente, recita il ruolo dello spaesato personaggio del figlio di Servillo, che assiste al susseguirsi degli eventi di una storia che, forse, non poteva che aver luogo in Sicilia, dove la commedia si intreccia con un destino crudele sorretto da un piccolo, grande mondo matriarcale. Un mondo attraverso il quale si viene guidati da un racconto del passato, corredato da un apparente folklore tenuto in grade equilibrio dalla fantasia fotografica di Ciprì. Non un film memorabile, ma un ottima speranza per tornare sulle orme lasciate dalla Commedia all’Italiana degli anni’60 e ’70, quella dei Mastroianni, dei Tognazzi e dei Gassman di un capolavoro come “In nome del Popolo Italiano (1971)”  http://www.youtube.com/watch?v=F9Vg2gGFZQg , quei ritratti indelebili di un’Italia che mai sembra essere cambiata.  Quell’Italia che nelle regie di una Comencini, di un Piccioni o nella verve smarrita e oggi pretenziosa di un Moretti, non riesce ad essere autentica come i caustici ritratti dei grandi Sordi di annata.

P.S.: la mitica Cineteca di Bologna ha pubblicato il cofanetto "Cinico Tv 1989-1992, Volume primo", 2 dvd con  contenuti extra quali interviste a personaggi come Chiambretti e Bruno Voglino, oltre ad un libro, con l’introduzione di Enrico Ghezzi, con interviste e conversazioni con gli autori.




Nessun commento: