http://sellerio.it/it/catalogo/Mondo-Venire/Lerner/8026
Un malvagio senso di
esterofilia continua ad ammorbare la mia facoltà di lettura; sarà che le
emozioni su carta, in anni più o meno recenti,
mi vengono indotte, ahimè, da autori stranieri, leggere un chiaro elogio
di J. Eugenides nei confronti di Ben Lerner ha attizzato la mia meschina
curiosità.
Oltre alla sicuramente
remunerata pubblicità dell’autore de “Le vergini suicide”, il titolo originale di Nel mondo a venire, 10.04 (la torre
dell'orologio in Ritorno al futuro vi ricorda qualcosa ?) ha risvegliato quell’insana
curiosità, che spesso mi attanaglia, nei confronti di scrittori a stelle e
strisce, memore del piacere delle letture di un Malamud piuttosto che Everett, Roth, Yates, Eagan,
Franzen, lo stesso Eugenides. Per carità, la prosa di Walter Siti, per citarne
uno, ci è sicuramente invidiata da molti, ma vuoi per una ristretta forma mentis, è altamente probabile che
nelle mie mani finiscano libri francesi, inglesi, americani piuttosto che
Isabella Santacroce o il vincitore dello Strega. Esempi calzanti ? Fate voi.
Trama e personaggi di Nel Mondo a Venire sono
facilmente reperibili in rete, pertanto... Pertanto la bellezza, rassicurante, inquietante e a volte
sublime di questo Lerner, risiede
nella grande capacità narrativa di eventi apparentemente slegati tra loro: una
patologia cardiaca potenzialmente fatale, uragani, Ronald Reagan. Eventi che nel
mondo a venire ("tutto sarà come
ora, solo un pò diverso") attestano il
romanzo nella forma di domanda sulla natura della letteratura stessa, sull’impalpabilità
del fisico e del metafisico, presenza e contemporanea assenza del passato e del
futuro, la (a)temporalità degli eventi che scandiscono la vita e il senso di
inadeguatezza che ne deriva, galleggiando nella liquidità delle relazioni, nella bramosia di far accelerare il nostro
cuore per poi svanire nella memoria.