martedì 16 gennaio 2024

How to Have Sex, di Molly Manning Walker (2023)

Prix Un certain regard al 76° Festival di Cannes

Cosa resta alla fine di tutto? Dopo una vacanza al massimo, alcol, bagni di notte, camminate all’alba, incontri e passioni fugaci c’è un’immagine di Tara nello specchio di un negozio di cosmetici all’aeroporto. Il suo volto sembra sdoppiarsi. Da una parte c’è la ragazza scatenata che mangia patatine, urla e cerca il divertimento più sfrenato. Dall’altra ci sono i suoi pensieri, anche il volontario isolamento iniziato proprio nella scena con tracce thriller in cui le amiche non l’hanno ritrovata in stanza la mattina ma c’era solo il suo telefono.

Tara parte con Skye ed Em per Malia, un villaggio in Grecia che è una delle mete del divertimento. Festeggiano la fine del liceo e, arrivate sul posto, vogliono una vacanza da sballo. Riescono a farsi dare una stanza con vista piscina e conoscono i ragazzi del balcone di fronte. Badger è subito attratto ma è con Puddy che ha un’avventura fugace

How to Have Sex, opera prima di Molly Manning Waker che ha vinto il Prix Un certain regard al 76° Festival di Cannes, sembra avere inizialmente uno sguardo asettico e poi gradualmente scende sempre più in profondità nelle viscere di una storia che mostra il vuoto dopo l’estasi, la noia dopo il desiderio, la voglia istintiva improvvisa di trovarsi in un altro posto. Il tempo è come dilatato. Eterno ma anche velocissimo. Non c’è spazio per una confidenza se non passeggera, per un abbraccio se non respinto come quello sul letto di Paddy nei confronti di Tara, resa così vera e autentica dall’interpretazione di Mia McKenna-Bruce, che si era già fatta conoscere con le serie Get Even e Vampire Academy. La macchina a mano cerca di intrappolare tutti quei momenti: le reazioni dopo i risultati della scuola, gli sguardi, l’apatia del giorno con l’euforia della notte. Cattura i colori come il cinema di Korine (in particolare Spring Breakers) ma sembra accumulare anche le istantanee di un ricordo come Aftersun. Per questo, nella sua straripante fisicità, travolge e inebria, mostra con un istinto animalesco la ricerca del consenso e regala dei ritratti della giovinezza di cui ci si ricorderà a lungo. How to Have Sex è un film ispiratissimo, che sa filmare con incredibile spontaneità ogni pensiero, anche quelli mentre il divertimento è al massimo. Senza bisogno di dialoghi verbosi (non ce ne sta neanche uno) e di voci-off. Dei protagonisti ci ricordiamo soprattutto della loro voce. E dei loro volti. Ogni inquadratura, come quella di Tara che cammina all’alba nella strada deserta, fa prima di tutto parte di un personale monologo interiore prima di diventare traccia di una memoria (forse) da condividere.

Pubblicato su sentieriselvaggi.it, 18 Ottobre 2023 di Simone Emiliani 

How To Have Sex parte con un ritmo e un piglio irrefrenabili, recupera tutti gli stereotipi delle storie di formazione che raccontano lo sfrenato divertimento adolescenziale e li (ri)scopre senza preoccuparsi di trovare una chiave particolarmente nuova. D’altronde lo spirito goliardico su cui l’esordiente Walker vuole giocare è stato ampiamente perseguito da precedenti illustri – Porky’s e American Pie su tutti, qui con maggiore realismo e una componente demenziale meno spinta -, ma il risultato è ugualmente discreto e la prospettiva delle tre ragazze viene fotografata con piacevole leggerezza.

La seconda parte del film prende invece una svolta drammatica inaspettata e l’ingannevole superficialità della presentazione assume un sapore del tutto differente. A venir fuori è l’animo sensibile di Tara – ma anche la bravura della giovanissima attrice che la interpreta, spontanea e profonda soprattutto quando agisce di movimenti e sguardi – e la sua inevitabile frangibilità, che non vuole essere soltanto una prerogativa femminile; il personaggio di Badger si presenta in effetti speculare a quello della protagonista, anche lui imprigionato in un ruolo e limitato dalla paura di (re)agire.

Walker è intelligente nel rappresentare l’esplosione giovanile di scoperta e labirintica perdizione in tutta la sua verità, tratteggiando le sfumature di un periodo di crescita estremamente delicato con grande trasporto emotivo. Gli adolescenti di questo film vivono infatti soltanto apparentemente nella dimensione dello svago e della spensieratezza, ma in realtà sono dilaniati dall’ansia dell’autodeterminazione e dalle pressioni dell’appuntamento con il futuro. Le amicizie di cui si circondano possono rivelarsi false o semplicemente non abbastanza profonde, poiché si tratta di un’età particolare nella quale viene meno la forza magnetica del gruppo – che smette di essere una calamita diventando calamità – e comincia uno spiazzante deserto di solitudine invaso dall’odore stringente di un’intollerabile e soffocante autonomia di scelta.

L’esordio alla regia della giovane Walker è promettente e spontaneo, permeato di urgenza creativa e intraprendenza autoriale. Ci troviamo di fronte a una commedia drammatica senza pretese che si nutre dell’intensità emotiva adolescenziale e dopo averla cavalcata si diverte a ribaltarne gli stereotipi e gli apparenti valori, in un crescendo che parte in direzione dell’eccesso ma poi avanza per sottrazione ed implode nel vortice dell’interiorità.

Pubblicato su ecodelcinema.com, di Corrado Monina  23 Ottobre 2023

 


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